Confcommercio: “Massacrante fare impresa in queste condizioni”

Le restrizioni previste dall’ultimo provvedimento del Governo rischiano di causare un’ulteriore perdita di consumi e di Pil di circa 17,5 miliardi di euro nel quarto trimestre dell’anno, concentrata negli ambiti della ristorazione e del turismo, della convivialità e della ricreazione in generale, dei trasporti e della cura della persona, portando a una riduzione complessiva dei consumi nel 2020 ad oltre 133 miliardi di euro rispetto al 2019 (-12,2% in termini reali). La caduta della spesa presso gli alberghi supererebbe il 55% e quella presso la ristorazione si avvicinerebbe al 50%”.

Sono i calcoli sugli effetti del nuovo Dpcm realizzati da Confcommercio, secondo cui siamo di fronte a “uno scenario drammatico nel quale questa seconda fase di lockdown ‘parziali’ produrrà inevitabilmente ulteriori e gravissimi danni, con il rischio di una caduta del Pil per l’anno in corso ben superiore al 10%, la cessazione dell’attività di decine di migliaia di imprese e la cancellazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro.

“Le misure stabilite in questo ultimo Dpcm – hanno detto Gianfranco Bianchi e Roberto Martini, rispettivamente presidente e direttore di Confcommercio Imprese per l’Italia La Spezia – hanno sollevato reazioni prevedibili. Sapevamo che con l’arrivo dell’autunno avremmo dovuto affrontare problemi sociali causati da un nuovo aumento dei contagi da covid 19 e in particolare da una situazione economica precaria e complicata, poiché le misure a sostegno delle imprese e del lavoro in genere si sono rivelate insufficienti”.

“Sorvoliamo su quanto accaduto nella prima fase di emergenza, durante la quale il Governo è intervenuto, con ritardo, riconoscendo alle imprese un ristoro pari a una media del 7 per cento sulle perdite di fatturato – ha detto il presidente Bianchi -. Ma ora siamo in autunno e ciò che sta accadendo era stato annunciato e prevedibile. I limiti ai comportamenti della popolazione stanno creando rabbia ed esasperazione. Sentimenti che sfociano nelle proteste in piazza avvenute in questi giorni”.

Confcommercio chiaramente condanna con forza le violenze di questi giorni e chi strumentalizza le proteste del mondo produttivo, ma non si accontenta nemmeno dei provvedimenti messi in campo dal governo, facendo quindi sentire la propria voce attraverso manifestazioni che, in maniera pacifica e nel pieno rispetto delle regole, ribadiscano l’enorme valore economico, sociale e antropologico delle proprie attività, chiarendo una volta per tutte che non esiste connessione alcuna tra la frequentazione dei pubblici esercizi e la diffusione dei contagi, così come dimostrato da fonti scientifiche che attribuiscono invece ad altri fattori, tra cui mobilità e mondo del lavoro, le cause del contagio. In questi giorni infatti, Fipe Confcommercio ha portato avanti un serio confronto per individuare il necessario punto di equilibrio tra contrasto determinato dall’epidemia e impatto sociale ed economico delle misure adottate, organizzando una manifestazione che si è svolta, lo scorso 28 ottobre, in 24 città italiane.

“Le chiusure anticipate alle 18 di bar, ristoranti, pasticcerie e pizzerie e la chiusura di attività come palestre, piscine, centri natatori, termali, di benessere e impianti sciistici, oltre al divieto di feste, comprese le cerimonie civili e religiose, comportano notevoli danni diretti e indiretti anche a tutte quelle attività che al momento non sono state contemplate nel dpcm del 24 ottobre – dicono nuovamente Bianchi e Martini -. Questo per lo svuotamento delle ormai buie vie cittadine, ma non solo. Basti pensare alla situazione di quelle aziende che si trovano a dover fare i conti sulle mancate vendite di capi, calzature, accessori e articoli sportivi e tutto ciò che serve per l’organizzazione e la partecipazione a matrimoni, cresime, comunioni e battesimi. Mancate vendite che generano un importante volume di acquisti quasi obbligati. Se aggiungiamo a ciò la chiusura di cinema e teatri vediamo come di fatto si sia di fronte a un “coprifuoco democratico”con l’invito chiaro e forte a non uscire se non per necessità non rinviabili, non prendere mezzi pubblici, non invitare a casa amici ed estendere lo smartworking”.

Confcommercio La Spezia, a fronte di tutto ciò, ritiene che sarebbe stato più onesto procedere a un secondo lockdown in modo chiaro, facendolo alla luce del sole. “Crediamo pertanto sia doveroso da parte nostra avanzare alcune ipotesi di modifica alle misure prese, così da alleviare le proteste di piazza e permettere alle imprese di lavorare, seppure nel rispetto di tutte le normative in vigore a livello di prevenzione”.

Di seguito le proposte dell’associazione:

  • Rivedere gli orari per i locali pubblici, allungandoli sino alle 20 per i bar e pasticcerie e alle 22 per ristoranti e pizzerie;
  • Apertura di cinema e teatri;
  • Riapertura, seppure con maggiori restrizioni, delle palestre e centri natatori;
  • Prevedere il ristoro a fondo perduto per le imprese direttamente e indirettamente penalizzate.
  • Prevedere misure e strumenti per spostare il debito delle imprese,mutui e finanziamenti inclusi, a lungo termine con taglio (saldo e stralcio) alle cartelle esattoriali;
  • Evitare fallimenti, creando bad company in cui far confluire le imprese, accompagnandole nel percorso di ripresa, di innovazione e di risanamento (non dimentichiamo quanti miliardisono stati spesi per Alitalia ed altre grandi società). Perché quindi non prevedere qualcosa di simile anche per le piccole imprese?

 

“Queste misure – concludono i vertici di Confcommercio – si renderanno necessarie in quanto la fase critica temiamo non finirà a novembre ma si trascinerà fino alla prossima primavera. Saremo quindi chiamati a un lungo periodo di grave crisi dalla quale troppe imprese chiuderanno, con conseguenti problemi e ricadute sociali. Le stime del nostro centro studi prevedono solo per i pubblici esercizi la chiusura di 50 mila imprese e 300 mila posti di lavoro e per il settore abbigliamento e calzature si prevede la chiusura di 20 mila imprese e di 50 mila posti di lavoro. Dati che non lasciano tranquilli. Da parte nostra stiamo facendo e faremo il possibile per contenere rabbia e disagi ma oltre un certo limite temiamo di non riuscire ad andare”.

Tags: