Fipe Confcommercio, incubo zona rossa a Natale “Servono certezze… e aiuti concreti”

“L’incertezza che il ‘semaforo’ delle chiusure per rischio epidemico trasmette ai settori produttivi del Paese è dirompente”. Sono le parole di Marco Buticchi, presidente Fipe Confcommercio La Spezia. “A pagarne le conseguenze più gravi è il commercio, già messo in ginocchio da dieci mesi di sostanziale inattività. Pensate solo alla ristorazione e ai pubblici esercizi: nel lampeggiare di verdi, gialli e rossi, i ristoratori si erano rassegnati a lavorare in tono dimesso per le festività natalizie. Ma pur sempre a lavorare. Per fare ciò avevano raccolto prenotazioni, formalizzato ordini, acquistato merci. In questi minuti si deciderà se, pur in sicurezza e con le prescrizioni del caso, si potranno ricevere almeno clienti contingentati. Se scatterà il rosso, saranno mancati incassi e ordini buttati al vento in uno dei momenti più difficili per il settore in tutta la storia repubblicana. Analoghe considerazioni valgono per il commercio cittadino: dopo aver invogliato a far ripartire gli scambi, ecco che si addossa alle compere natalizie la responsabilità di un eventuale riaccendersi della pandemia e si minaccia una nuova chiusura totale.

Ciò che gli operatori del commercio e dei pubblici esercizi cittadini chiedono non sono elemosine, ma certezze: la loro stessa esistenza viene messa in forse dalle marcate insicurezze delle istituzioni. Scaricare poi addosso ai settori produttivi del Paese ogni colpa del diffondersi del contagio non fa onore a chi dovrebbe, per primo, assumersi il peso delle proprie scelte. Vero è che, in gran parte dei Paesi europei, la serrata sarà estesa alle festività a seguito di un’unica e univoca decisione presa per tempo. Le categorie danneggiate, poi, saranno compensate fino al novanta per cento dei costi sostenuti nella precedente stagione. I nostri operatori, invece, confusi dal lampeggiare dei semafori, ancora aspettano con sempre minore fiducia che qualcuno conceda loro i ristori promessi. E intanto, intere vite di lavoro navigano in acque tempestose per l’altrui incertezza”.

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