I giovani imprenditori di Confcommercio La Spezia: il vaccino AstraZeneca subito alle fasce più giovani

Lubrano: “Alla luce dei dubbi dell’AIFA circa l’efficacia del vaccino inglese sulla popolazione over 55, si inizi parallelamente a somministrarlo ai giovani”

A un anno dallo scoppio della pandemia, il gruppo giovani imprenditori di Confcommercio La Spezia fa il punto sulla grave situazione in cui versano i nostri imprenditori e riflette su come vaccinare i più giovani potrebbe velocizzare il processo di immunizzazione.

“Abbiamo iniziato la somministrazione dalla parte più facile: l’ospedale sanitario, che si trova già negli ospedali. Ciononostante, il ritmo è lentissimo: di questo passo, ci vorrebbe circa un decennio per vaccinare tutta la popolazione. Ma ora inizia la parte difficile: bisognerà andare a casa di anziani, spesso con difficoltà motoria, e vaccinarli uno a uno. Uno sforzo logistico immane. Nel frattempo, i giovani, com’è d’altronde comprensibile dal punto di vista medico, sono in coda alla lista. Ma se il nostro sistema immunitario ci rende più forti davanti al virus, la nostra situazione economica ci posiziona tra i più fragili in assoluto”, asserisce Filippo Lubrano, consulente di innovazione e internazionalizzazione e presidente del gruppo.

Il mal comune mezzo gaudio derivante dal flop europeo della vaccinazione sinora consola fino a un certo punto: “Germania, Francia e altre economie più solide possono permettersi anche una certa inefficienza, forse. Noi, di sicuro no: un altro anno come il 2020 e il tessuto imprenditoriale italiano, fatto al 99% di microimprese, rischia di sfaldarsi per sempre”.

Confcommercio Nazionale ha stimato in 390mila le attività che ad oggi sono state già costrette a chiudere. Un dato che rischia di inasprirsi terribilmente, perché se speriamo che il peggio dell’emergenza sanitaria sia alle spalle, le ripercussioni economiche sono ancora ben lontane dal loro punto apicale.

“Ad aggravare il tutto – commenta Ugo Pianini, fondatore della startup Cliked, – c’è la nostra situazione regionale: la Liguria ha una tra le percentuali più basse di dosi somministrate (64.7%) in confronto alle altre regioni”.

L’Italia ha scommesso massivamente su un vaccino in particolare, quello di AstraZeneca, che conterà per la maggior parte di quelli disponibili in Italia quest’anno. Purtroppo, il cavallo su cui abbiamo puntato rischia di essere quello sbagliato, perché il vaccino inglese ha un tasso di efficacia provata di gran lunga inferiore a quello dei concorrenti americani Pfizer-BioNtech e Moderna: circa il 60%, a fronte di un 90-95% degli altri due. L’AIFA ha inoltre validato il vaccino Astrazeneca, ma sconsigliandone al momento l’uso per gli over 55, per cui non ci sono sufficienti dati a supporto rispetto all’efficacia.

“La nostra proposta – rilancia Lubrano – è quella di procedere a vaccinare parallelamente anziani e giovani, tenendo per gli anziani le fiale a più alta efficacia e destinando quelle di AstraZeneca, che sono la maggioranza, ai giovani”.

Un approccio d’altronde ancora più radicale è stato adottato dal governo indonesiano, che ha dato da subito priorità alle fasce di età comprese tra i 18 e i 59 anni, affermando come vaccinare una parte della popolazione più giovane significhi proteggere gli anziani e le altre categorie più a rischio e nel contempo permettere il ritorno al lavoro e ad una riapertura generale dei nostri pubblici esercizi.

“Ma dobbiamo agire subito – incalza Martina Riolino, proprietaria del ristorante Origami – perché l’incapacità di visione del lungo periodo ha finora generato incertezza nei cittadini e nelle imprese e quindi ci costringe a vivere alla giornata o alla settimana senza riuscire a creare una qualunque prospettiva. Dal punto di vista imprenditoriale questa situazione rende pressoché impossibile proprio il fare impresa, perché fare impresa vuol dire avere dei tempi certi sui quali pianificare un futuro possibile e lavorare ogni giorno con l’obiettivo di muoversi verso quella direzione. Il rallentamento della campagna vaccinale e il suo protrarsi a un tempo indefinito, offusca ancora di più la direzione che dovremo immaginare come imprenditori e protrae purtroppo la stagnazione del nostro tessuto economico, con ripercussioni per il futuro di tutta la società che sono davvero difficili da calcolare”.

Il tutto, in attesa di un vaccino “fatto in casa”, come quello di Reithera, per cui però i tempi non saranno certamente maturi prima della seconda metà inoltrata nell’anno. “Nel frattempo – chiosa Pianini – bisogna correre ai ripari, perché il tempo per gli imprenditori rischia di essere finito”.