“Rabbia degli operatori incontenibile. Al settore della ristorazione è stata tolta la dignità”
“Nessuna parola sarà mai sufficiente per descrivere la rabbia, l’incredulità e il grande sgomento generati dall’aver appreso, ieri sera, che la zona arancione scatterà a partire da domenica. Un’ordinanza che ha reso vani tutti gli sforzi e le fatiche dei pubblici esercizi e di tutti coloro che operano nel mondo della ristorazione, penalizzati ancora una volta dall’impossibilità di lavorare dopo aver preso prenotazioni, aver speso soldi e tempo per riempire i propri frigoriferi con la merce e preso impegni con i dipendenti”. A dirlo sono i vertici di Confcommercio Imprese per l’Italia La Spezia. “È una vergogna. Questa presa in giro non è più tollerabile. La rabbia degli operatori è ormai incontenibile e non siamo in grado di intuire quale piega possa prendere, ma se andiamo avanti così si rischia davvero che scoppi una rivoluzione”.
“Il 16 febbraio c’è la scadenza del pagamento dei contribuiti e la speranza era di poter lavorare a San Valentino in modo da riuscire, con fatica, a far fronte agli impegni economici. Ma il Governo non lo ha permesso, nonostante delle soluzioni si sarebbero potute trovare. Sarebbe bastato, per esempio, far partire l’ordinanza dalle ore 18 di domenica, in modo da salvare il pranzo di San Valentino, l’unico giorno della settimana in cui davvero gli operatori avrebbero lavorato. La gente non sa più come sostenere le spese, non sa più come tirare avanti. Confcommercio chiede la sospensione immediata del pagamento dei contributi e un impegno, finora mai dimostrato fino in fondo, di fare arrivare i ristori nel più breve tempo possibile. Chiediamo inoltre che il passaggio da una zona all’altra parta sempre da lunedì perché è davvero assurdo che quando si diventa gialli la normativa si applichi dal lunedì mentre quando si diventa rossi o arancioni parta da domenica. È una doppia presa in giro, una mancanza di rispetto che lede la dignità dei lavoratori e delle imprese. E ribadiamo ancora una volta l’inutilità di questa scelta in quanto i dati presi in esame non fanno riferimento alla settimana in corso ma a quella precedente. Pertanto permettere alle persone di lavorare la domenica è solo un diritto che non va di certo a compromettere la situazione relativa all’emergenza sanitaria”.
“Il pranzo di San Valentino come il Natale – dice Martina Riolino, presidente Fipe Giovani Confcommercio e titolare del ristorante vegano Origami – Ci danno l’illusione di poter lavorare e poi ci impongono una nuova chiusura, senza darci il tempo di pianificare. Va avanti così da novembre. Come tutti avevamo il locale pieno nella giornata di domenica e ci ritroviamo ad aver sprecato tempo, cibo e di nuovo soldi. Qualcuno ha anticipato il pranzo a oggi ma sono solo un quarto delle persone che avremmo avuto per san Valentino. La sensazione che abbiamo è che con queste continue e improvvise chiusure lavorare sta diventando impossibile. A questo punto che ci dicano chiaramente che non possiamo aprire e che ci mandino dei veri aiuti, perché andare avanti così non è più sostenibile: oltre al danno la beffa. È una mezza misura che ci penalizza e basta. Ormai il delivery non funziona più, lavori giusto un po’ nel weekend, non sai nemmeno più se fare o no la spesa perché hai paura di dover buttare via il cibo. C’è un accanimento nei confronti di questo settore che è incomprensibile. Se ci fosse rigore ovunque sarebbe capibile, ma non è così. Sembra che si penalizzino determinate tipologie di attività solo per partito preso”.
Amarezza e delusione espressa anche da Laura Porcile, presidente Terziario Donna Confcommercio e titolare del ristorante De Terminal: “Per domani avevo 46 prenotati a pranzo e una cinquantina di prenotazioni per l’aperitivo. Essendo San Valentino avevo organizzato un menù di pesce più ricercato, a base di ostriche e catalane. Avevo inoltre chiamato già tre ragazzi per lavorare che avevo oramai impegnati. Sto cercando in qualche modo di farli comunque lavorare, dividendoli tra il pranzo di sabato e l’asporto di domenica. Ma il rammarico più grande è che avevamo organizzato un evento, la presentazione del libro di Niccolò Re, per il quale ho speso una settimana di tempo per adeguarmi a tutte le normative: ho chiesto permessi, ho fatto un corso formativo a tutti i miei ragazzi, abbiamo acquistato termoscanner, chiamato i vigili. Una settimana di lavoro buttata via. Davanti a una malattia non si discute e su questo siamo d’accordo ma ci sono troppe contraddizioni. Ieri è arrivato il pullman del Milan e c’erano cento ragazzini ad accoglierlo e poi noi non possiamo lavorare nel rispetto delle norme. È incomprensibile e fuori da ogni logica. Concludo ringraziando i nostri clienti, molti dei quali per carineria hanno anticipato il pranzo di domenica a oggi e speriamo di riuscire a lavorare con l’asporto. Il cibo che avanzerà lo daremo in beneficienza”, conclude.
Nel frattempo comunichiamo che il Presidente Toti ha dato la sua disponibilità a firmare un’ordinanza urgente posponendo la validità dell’ordinanza attuale di 24 ore facendo pertanto iniziare la regole della zona arancione da lunedì 15. Questo tipo di misura potrà essere invalidata dal Governo, quindi ogni sanzione comminata a ristoratori che il 14 abbiano tenuto aperto e avventori che il 14 si siano recati al ristorante sarebbe valida. Sanzione a cui si aggiunge la responsabilità penale. È una responsabilità che va valutata con attenzione per la difficile o meglio impossibile gestione di migliaia di sanzioni. Dobbiamo essere pienamente consapevoli che l’azione che il presidente Toti è pronto a fare ha solo una valenza politica, e lo stesso Presidente si è dimostrato dispiaciuto delle sanzioni che si abbatterebbero sulle nostre imprese. Tenuto conto di questo, chi volesse sostenere questa azione potrà farlo inviando una mail a confcommercio@ascom.ge.it con il contenuto seguente:
“Presidente,
l’atto assunto dal Ministro della Salute Roberto Speranza di comunicare il passaggio di colorazione della Liguria ad arancione con la conseguente chiusura delle nostre attività nel giorno di San Valentino il venerdì sera per la domenica è per noi irricevibile. I nostri locali erano già prenotati da giorni, le derrate alimentari di cibo fresco ordinate, pagate e in parte lavorate. Le chiediamo un atto forte: un’ordinanza sulla falsariga di quella assunta dalla Provincia Autonoma che dia alla Liguria la possibilità di posporre di 24 l’effettività dell’ordinanza ministeriale, consapevoli dei rischi che ciò comporterebbe e delle sanzioni che potranno essere comunque emesse ma risoluti nel chiedere il rispetto della propria dignità di imprenditori e di persone.”