Bianchi: “Regole sul commercio uguali per tutti”

«Le possibilità sono due: o si attua un restringimento delle regole da applicare su tutti o si va verso la liberalizzazione». Sono le parole di Gianfranco Bianchi, presidente di Confcommercio Imprese per l’Italia La Spezia, il quale commenta così l’attuale situazione in cui versa il commercio cittadino. Situazione in linea con l’andamento nazionale. «L’attuale legge sui saldi e sulle promozioni la definisco anacronistica – ha detto -. Le vendite online e i centri di grande distribuzione applicano sconti e promozioni in tutto l’arco dell’anno e svuotano fisicamente i negozi. È evidente come sia solo il piccolo commercio a seguire rigidamente le normative odierne. È necessario, ora più che mai, un ripensamento generale delle regole: o tutti vengono blindati sotto il rispetto delle stesse oppure si liberalizza». Un esempio che il presidente della Confcommercio spezzina porta all’attenzione è il caso avvenuto all’interno di un negozio di Sarzana, il cui commerciante, con l’intento di disincentivare chi entrasse per misurare scarpe e abiti per poi ordinare lo stesso prodotto su internet, faceva pagare 10 euro solo per provare i capi. «Quando si arriva a questo punto – ha commentato Bianchi – non si può rimanere a guardare. È evidente l’esasperazione dei commercianti e titolari delle piccole botteghe. I negozi stanno diventando vetrine per il mercato online e sempre meno punti vendita. Il rapporto che c’è tra la piccola distribuzione e l’online e il grande dettaglio non è equo. Il commercio sta morendo in maniera accelerata – ha aggiunto il presidente nella sua analisi -. Non possiamo dimenticarci dei rischi sociali legati alla scomparsa dei piccoli negozi. Ogni volta che una saracinesca si abbassa per sempre la città diventa più buia e meno vivibile a discapito quindi di un modello produttivo che sul territorio non trova più sbocchi di vendita. A farne le spese sono anche le ditte che non riusciranno più a vendere le proprie merci ai negozi. La crisi del piccolo commercio provoca quindi anche una crisi di tutte quelle aziende produttrici che in mano non hanno mercati mondiali ma che rappresentano comunque una fetta di mercato fondamentale dalla quale non si può e non si deve prescindere».