“Commercio, turismo e servizi vivono delle città e le fanno vivere.”
Il grido d’allarme
I centri storici negli ultimi dieci anni hanno perso, a livello nazionale, il 13 per cento dei negozi, mentre sono cresciuti a doppia cifra il settore alberghiero ed extra alberghiero, i bar e i ristoranti. Significativo calo anche del commercio ambulante, mentre le imprese straniere registrate nel comparto sono incrementate del 27,1 e gli occupati stranieri del 16,5. I dati sono stati elaborati da Confcommercio, a seguito della ricerca ‘Il ruolo del commercio e del turismo per il rilancio delle città’. La ricerca si è basata su 120 comuni di medie e grandi dimensioni, escluse le metropoli policentriche di Roma, Milano e Napoli. Lo studio mostra che il calo dei negozi non ha riguardato tutte le tipologie. Tengono le botteghe alimentari nei centri storici e sono sempre più numerosi i negozi di computer e telefonia. Ma la tipologia in maggiore espansione è rappresentata dalle farmacie, che sono cresciute del 29,2 per cento. Chiudono, invece, in centro, i negozi di vestiti e calzature, di libri e giocattoli, di mobili e ferramenta, ma anche i distributori di carburanti. Per Confcommercio il 70-80 per cento della riduzione del totale numero dei negozi non è dovuto alla crisi dei consumi ma a razionalizzazioni e scelte imprenditoriali per l’insufficiente redditività, oltre alla competizione con il commercio elettronico, centri commerciali e outlet. In periferia le dinamiche del commercio sono attenuate rispetto a quelle dei centri storici, anche per effetto del calo maggiore dei canoni di locazione. «La riduzione dell’offerta commerciale di 64mila negozi in meno negli ultimi dieci anni e la convulsa e disordinata evoluzione delle strutture di ristorazione e alloggio stanno impoverendo le nostre città che ora più che mai devono essere rilanciate», segnala il presidente di Confcommercio Gianfranco Bianchi paventando un «rischio desertificazione dei centri storici». Secondo Bianchi «c’è bisogno dunque di un piano nazionale di rigenerazione urbana fondato sul riconoscimento del rapporto strettissimo tra commercio e vivibilità delle città e di misure destinate all’innovazione per le piccole superfici di vendita». «Città più belle e attrattive – conclude Bianchi – danno fiducia e sicurezza e costituiscono un grande valore sociale ed economico per i nostri territori.