Confcommercio: “Forti preoccupazioni sul decreto Dignità”
Sabato 14 luglio è entrato in vigore il decreto legge 12 luglio 2018, n. 87 recante “Disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese” (cd decreto dignità).
Con tali nuove disposizioni si è voluto dare una stretta sui contratti a tempo determinato, a nostro parere, dannosa e inopportuna. La nostra associazione pur auspicando la stabilità dell’occupazione che porta la stabilità anche per le imprese, ritiene che tale nobile obbiettivo non possa essere perseguito, creando lacci e lacciuoli e attraverso norme che disincentivano le assunzioni.
La stabilità si crea attraverso lo sviluppo e con una politica che incentivi, incoraggi e alleggerisca le imprese, vessate da norme pesanti quando non impossibili. Con normative che sappiano superare e non esasperare i conflitti di interesse in gioco.
Con il nuovo decreto si è ridotto da 36 mesi a 24 mesi il periodo massimo del contratto a tempo determinato. Le proroghe dei contratti sono state ridotte da cinque a quattro. I contratti a termine, inoltre, potranno rimanere “acausali” solo se rimangono contenuti nei dodici mesi. Per i contratti che supereranno tale soglia l’apposizione di un termine potrà essere possibile solo in presenza di:
- Esigenze temporanee ed oggettive, estranee all’ordinaria attività, ovvero esigenze sostitutive di altri lavoratori;
- Esigenze connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili, dell’attività ordinaria.
Per ogni proroga del contratto a termine, inoltre, ci sarà un aumento del costo del lavoro.
“Un provvedimento che segna un ritorno al passato, aumenta i costi per le aziende, con una potenziale ricaduta negativa sull’occupazione”, come dichiarato in una nota dalla nostra associazione nazionale.
Unico risultato positivo è l’aver ottenuto, pur non senza difficoltà, l’esclusione da tali limiti per i contratti stagionali e il ripristino dei voucher nell’agricoltura e nel turismo.