Manifestazione a Genova di Fipe: ‘Fissare date chiare per le riaperture’
“Tornare a lavorare il prima possibile e accedere ai ristori in misura proporzionata alle perdite subite”. Sono queste le principali richieste emerse dal grido dei manifestanti che ieri, in maniera pacifica e ordinata, si sono dati appuntamento in occasione dell’assemblea pubblica organizzata da Fipe Confcommercio. L’assemblea si è svolta a Roma, ma quella di ieri è stata una giornata di proteste che ha coinvolto tutto il paese, da Nord a Sud. Una delegazione di lavoratori spezzini, insieme ai vertici della Confcommercio tra i quali il direttore Roberto Martini, si sono infatti ritrovati a Genova, per il presidio organizzato dalla federazione Fipe. Una protesta ordinata e costruttiva, coerente con lo stile di una Federazione che ha sempre cercato un confronto con le istituzioni, rifuggendo populismi, polemiche e strumentalizzazioni e che ieri attraverso i lavoratori dei settori bar, ristorazione, alberghi, palestre, piscine e più in generale del commercio e di tutte le partite Iva danneggiati dai decreti anticovid, ha dato un segnale forte. “Chiediamo che vengano fissate date chiare per le riaperture perché senza certezze non è possibile programmare il lavoro e senza la programmazione rischiamo di perdere anche gli incassi della stagione estiva”. A dirlo è il ristoratore spezzino Endrio Secondini, presente al presidio di Genova. Insieme a lui c’era anche il ristoratore Diego Sommovigo: “Siamo andati a Genova non solo per rappresentare la nostra categoria, ma tutta la filiera. Dietro alle nostre aziende si muove un intero mondo che sta soffrendo insieme a noi. Basti pensare ai produttori di vino o agli allevatori di carne. Per noi è difficile chiedere aiuti, non ci siamo abituati, non abbiamo mai rappresentato un costo per lo Stato, ci siamo sempre aiutati da soli. Siamo convinti che questa crisi derivi marginalmente solo dal Covid, ma per lo più dall’incapacità politica. Dopo oltre un anno dall’inizio di tutto è evidente che non si possa vincere il virus con chiusure e lockdown. Servono norme, prevenzione e vaccinazione. A differenza dei politici, quando noi ristoratori ci prendiamo un impegno con i clienti o i dipendenti lo manteniamo, per noi un impegno è una promessa. È questo che, più di ogni altra cosa, ci differenzia dalla politica”.
“E’ stato impressionante vedere tutte queste persone quasi stupite di ritrovarsi in piazza. Questo perché le nostre categorie non sono abituate a fare richieste al Governo. Ce la siamo sempre cavata da soli, senza pesare sulle istituzioni”. Sono le parole di Anna Galli, titolare di uno stabilimento balneare di Sarzana che prosegue: “L’incertezza è nemica di qualsiasi programmazione e le nostre attività si basano proprio su questo. Nessuno vuole buttare via ciò che ha comprato o mettere in cassa integrazione chi è stato assunto. Abbiamo bisogno di certezze. Come balneatori – prosegue Galli – abbiamo anche un problema in più che è quello delle concessioni, rinnovate fino al 2033. Una situazione che non ci fa dormire sonni tranquilli perché i problemi sono sempre in agguato. Allo Stato non costerebbe nulla permetterci di avere una maggiore serenità da questo punto di vista, si tratta di un mero problema legislativo che si potrebbe risolvere facilmente”. Presente alla protesta anche il collega Stefano Nicora, titolare di uno stabilimento a Monterosso: “In questo anno abbiamo sempre assistito a grandi proclami, ma poi nel concreto nessuno sembra riuscire a fare niente. Le ripercussioni ci sono su tutta la filiera e senza una data non possiamo nemmeno assumere i dipendenti necessari per il lavoro estivo in quanto rischiamo di assumere personale per poi metterlo in cassa integrazione”.
Gli aderenti a Fipe Confcommercio chiedono quindi anche che vengano fissate date chiare per le riaperture e maggiore attenzione delle Istituzioni alle istanze di una categoria che sta attraversando una delle crisi più dure degli ultimi anni e che rischia di veder assottigliare il numero dei lavoratori per la difficoltà di ripartire dopo i pesanti danni della crisi causata dal coronavirus.