Moda: chiudere le nostre attività o rimanere aperti in perdita quando i dpcm vietano gli acquisti non indispensabili?
Oggi numerosi marchi di catene di moda hanno deciso di chiudere i loro negozi in tutta Italia per l’emergenza coronavirus – COVID-19 (Il Gruppo Miroglio ha chiuso temporaneamente, a partire da oggi, tutti i 900 punti vendita sul territorio nazionale dei brand Motivi, Oltre, Fiorella Rubino, Elena Miro’ e Caracte’re, cosi’ come Boggi Milano, Liu Jo, Coccinelle, Luisa Spagnoli. Il Gruppo Calzedonia già un paio di giorni fa aveva deciso la chiusura dei negozi al Nord e ora invece ha messo in stop gli store di tutta Italia).
“In mancanza di una decisione pubblica chiara e definita”, il Presidente di FederModaMilano, Renato Borghi, ha affermato che: “E’ il momento di fare delle scelte anche se tragiche in quanto implicano notevoli costi e forti sacrifici per le nostre attività. L’obiettivo è di assumersi con grande senso di responsabilità il rischio economico – in attesa di un intervento pubblico di sostegno che si fa sempre più urgente – per adottare tutte quelle misure necessarie a limitare il diffondersi dell’epidemia compresa la chiusura dell’attività. Ritengo che, in assenza di obblighi alla chiusura, ma in presenza di regole che impongono alle persone di non uscire per fare shopping, sia sensato – come categoria – supportare la decisione della chiusura dei negozi di moda del nostro territorio per proteggere quanto di più prezioso abbiamo: la salute dei nostri collaboratori, clienti e nostra”.
“Renato Borghi, Presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, ritiene sia una misura «di buon senso la decisione di chiudere i negozi per ridurre al minimo le occasioni di contagio – spiega – ed è altrettanto urgente che il Governo intervenga per limitare i danni all’economia delle imprese del dettaglio moda in estrema sofferenza»”.