Una nuova legge per il settore
La vicenda dell’applicazione della Direttiva servizi in materia di rinnovo delle concessioni di commercio su aree pubbliche è stato il paradigma di un sistema burocratico che prima determina le regole e poi, nell’imminenza della loro applicazione si rifugia nel corner dei rinvii e delle proroghe, mortificando non solo le imprese ma le buone pratiche di amministrazione e la certezza delle norme. Nel caso delle concessioni si è trattato di una proroga della proroga stabilita appena un anno fa con il DL 244/2016. E dunque, nella continuazione di uno stato di precarietà che dura ormai dal 2010.
Il comma 1181 della recente legge 205/2017 (Legge di Bilancio 2018) ha compiuto poi un salto di qualità perché subordina la riassegnazione delle concessioni alla discrezionalità valutativa di un elemento – quello del reddito – del tutto soggettivo ed estraneo alle logiche d’impresa e perché comprime gli spazi di sviluppo dell’imprenditore. In questo modo l’accesso all’attività è regolato da un doppio binario che, mentre disegna un percorso agevolato per taluni soggetti, rinvia tutti quanti gli altri a procedimenti di selezione di cui non si intravvedono regole certe, atteso che sulla materia sono intervenuti (e intervengono) diversi livelli sia di normazione che di regolazione del mercato.
Riteniamo che tutto ciò costituisca, prima ancora che un errore di prospettiva, una discriminazione inaccettabile nei confronti delle imprese.
L’impegno che si chiede alla classe politica è quello di mettere un punto definitivo a questa vicenda attraverso una nuova normativa che, salvando i contenuti di miglior favore già presenti nell’Intesa 5 luglio 2012
- superi in modo definitivo le criticità più rilevanti in materia di applicazione della Direttiva Servizi
- riconosca e valorizzi inequivocabilmente la professionalità maturata sul posteggio quale criterio essenziale per la riassegnazione delle concessioni
- affidi alle sole Regioni la competenza alla definizione delle procedure relative
- non comprima le possibilità di sviluppo delle imprese
- preveda divieti di partecipazioni incrociate nelle società di capitale